Ogni volta che scrivo di alberi, mi torna alla mente una poesia di Brecht:
“Che tempi sono questi, in cui
parlare d’alberi è quasi un delitto,
perché su troppe stragi comporta silenzio!”
Piantare alberi, prendersene cura, evitare che vengano tagliati o distrutti da incendi: un impegno ambientalista concreto e positivo quanto quello di separare e riciclare i rifiuti o di contrastare l’inquinamento dell’aria e delle acque. Eppure spesso viene visto come una forma di sentimentalismo, la difesa di “cose” belle ma inutili. Troppo spesso si dice, con Brecht, che questi sono tempi troppo duri per pensare agli alberi. Ma sarà vero? Vediamo.
Se affrontiamo l’argomento con razionalità e senza pregiudizi, salta agli occhi l’importanza degli alberi nel prevenire due problemini piccoli piccoli come il dissesto idrogeologico e il surriscaldamento globale... oltre alla considerazione -perfino banale- che respiriamo e ci alimentiamo solo grazie alle piante e alla loro fotosintesi. Ma c’è di più.
Nella mia lunga esperienza di educatrice ambientale, infatti, ho potuto constatare che la vicinanza con gli alberi insegna a noi sprovveduti esseri umani un bel po’ di cose. Gli alberi sono straordinari maestri di vita che, come tutti i veri maestri, non hanno bisogno di parole. Possiedono una sorta di antica saggezza che si comunica a chi gli sta accanto e li osserva con attenzione e rispetto.