“Guardavo sparire l’isola nella quale avevo raggiunto il fondo della solitudine. M’ero imbattuto nelle amicizie decisive della mia vita. Avevo fatto la fame. Avevo contemplato, come da un lontano loggione, la tragedia della seconda guerra mondiale. Avevo tirato le somme finali di quel che ero andato meditando durante sedici anni. Avevo scoperto l’abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l’ebbrezza della creazione politica, il fremito dell’apparire delle cose impossibili.
Nessuna formazione politica esistente mi attendeva, né si preparava a farmi festa, ad accogliermi nelle sue fila.
Con me non avevo per ora, oltre me stesso, che un manifesto con alcune tesi e tre o quattro amici”.
Altiero Spinelli 18 agosto 1943