Ischia News ed Eventi - Controcorrente / Propaganda a Mezzogiorno, ma la parola non basta

Controcorrente / Propaganda a Mezzogiorno, ma la parola non basta

Politica
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L'impostazione editoriale che è stata data negli ultimi tempi a Il Mattino di Napoli merita, a mio parere, una riflessione, perché è un segno dei tempi: un adeguamento allo stato politico ed economico del Paese. È un esempio dei nuovi equilibri politici che si sono costituiti in Italia dopo il 1992—oltre trent’anni fa—con il disfacimento dei “partiti solidi” come la DC, il PSI, il PCI e i piccoli partiti laici come il PLI e il PRI.

Il regime dei partiti fu chiamato “partitocrazia” perché, di fatto, era il sistema dei partiti a governare il Paese. Fu un periodo di massima espansione ma anche di massima critica. L’ordine democratico fondato sui partiti come strumento di esercizio della democrazia politica era ed è ancora sancito dalla Costituzione, la legge fondamentale della Repubblica nata nel 1946 con referendum popolare, il primo nella storia unitaria dello Stato italiano fondato nel 1861.


Cosa era Il Mattino

Di proprietà del Banco di Napoli, la più importante istituzione bancaria del Mezzogiorno, Il Mattino era il giornale forte dell’intero Sud. Consapevole della sua voce nazionale per quantità di informazione e penetrazione locale, aveva corrispondenti anche nei più piccoli comuni del Sud. Le edizioni locali erano molte: a Napoli, negli anni ’80, Il Mattino aveva due redazioni locali, a sud e a nord dell’area metropolitana e delle isole.

Ho vissuto quel periodo come corrispondente locale dal 1980 al 1986. A Napoli c’era solo Il Mattino come quotidiano, poi ci furono tentativi di presenza di Paese Sera e de L’Unità, ma con un’unica edizione locale, necessariamente “napolicentrica”, cioè basata essenzialmente sulla città di Napoli, con poco spazio per gli altri 91 comuni e i loro problemi.

L’impegno editoriale de Il Mattino era forte e richiedeva costi molto alti. Alla lunga, però, questi costi non sarebbero più stati sostenibili. Quando il Banco di Napoli fu venduto a un prezzo inferiore alla sua consistenza e alla sua storia di cinque secoli, anche Il Mattino fu svenduto per poche lire. Ne nacque un giornale storico dal forte costo economico, da ridimensionare negli oneri finanziari e nella diffusione.


Da nazionale a locale

Con la svendita del Banco di Napoli, anche Il Mattino è stato ridimensionato negli organici e negli obiettivi di diffusione. Oggi è di proprietà del gruppo Caltagirone, che possiede anche Il Messaggero di Roma. L’organico è ridotto all’osso, con un’impostazione marcatamente economica avviata un anno fa dal neodirettore Roberto Napoletano e oggi da Vincenzo Di Vincenzo, tesa a valorizzare, con ottimismo e prospettiva positiva, il Mezzogiorno d’Italia, con Napoli al centro come capitale.

Permane però una concezione napolicentrica dell’azione politica e della cronaca. Ma credo che l’ottimismo non basti. L’intero Mezzogiorno ha bisogno di una classe politica competente, partendo soprattutto dai Comuni, le cui dimensioni territoriali dovrebbero essere riviste per garantire maggiore efficienza amministrativa.

Questa è la battaglia più importante che un giornale regionale dovrebbe condurre. L’intervento di riqualificazione urbana del Pio Monte della Misericordia a Casamicciola è parimenti importante al risanamento di Bagnoli, ma non riceve la stessa evidenza, lo stesso impegno, né la stessa struttura. Lo stesso vale per Castellammare di Stabia e altri comuni della metropoli.

Un diverso assetto istituzionale dei 550 comuni della Campania, finalizzato a massimizzare le risorse finanziarie nazionali e comunitarie, dovrebbe essere una priorità per il nuovo Consiglio regionale della Campania, che va valorizzato e non marginalizzato dal cesarismo ossessivo del “governatore” o dello “sceriffo”.

Insomma, serve una vera e completa battaglia per un nuovo Mezzogiorno.

G.M., 22.12.25