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La forza del Trattato dell’Eliseo (1963): ciò che la Meloni non può capire

Politica
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Quanta forza morale, culturale e politica conserva ancora oggi il Trattato dell’Eliseo del 1963 tra Francia e Germania è qualcosa che Giorgia Meloni non può comprendere né apprezzare, per la cultura politica da cui proviene: quella dell’estrema destra italiana. La nostra presidente del Consiglio, dunque, non può cogliere appieno nemmeno lo spessore storico, morale, culturale e politico del Trattato del Quirinale del 2021 tra Francia e Italia.

I due trattati — entrambi fondati sull’amicizia e sulla necessità di politiche comuni — sono separati da 58 anni e hanno protagonisti e contesti storici profondamente diversi.

Il Trattato dell’Eliseo nasce in piena Guerra Fredda, e fu firmato da Charles de Gaulle per la Francia e Konrad Adenauer per la Germania. Misura — a mio parere di studioso della vita e dell’opera di de Gaulle — la statura morale e politica del generale (non solo quella fisica!). L’uomo che aveva salvato la Francia dopo il crollo del 1940 davanti all’esercito nazista simboleggiava, con quel gesto, la fine storica dell’odio secolare tra francesi e tedeschi, alimentato da oltre duecento anni di guerre.

Proprio colui che guidò la resistenza francese contro l’occupazione tedesca firmava solennemente un patto di "amicizia perenne" con la Germania, indicando un futuro di pace e collaborazione nell’ambito dei nuovi equilibri globali.

Ricordo con commozione, leggendo le Memorie di speranza di de Gaulle, la descrizione del suo primo incontro con Adenauer, avvenuto nella sua casa di Colombey-les-Deux-Églises. De Gaulle racconta con tenerezza l’incontro con questo anziano liberale tedesco, portatore del peso morale degli orrori compiuti dalla Germania durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma sottolinea anche la necessità storica di porre fine all’odio tra i due popoli e di aprire una nuova era di collaborazione.

I due firmatari del Trattato dell’Eliseo erano sinceramente commossi. Sentivano di essere parte di una svolta storica. Tra le clausole, l’impegno della Francia a promuovere lo studio del tedesco come seconda lingua nelle scuole, e viceversa per il francese in Germania. Inoltre, la consuetudine — divenuta prassi — che il presidente francese effettui il suo primo viaggio ufficiale in Germania, e il cancelliere tedesco faccia lo stesso in Francia. Un gesto simbolico che segna ancora oggi il rapporto privilegiato tra le due nazioni, a prescindere dai colori politici dei loro governi.

La più bella immagine di questa alleanza si ebbe circa trent’anni dopo: François Mitterrand, presidente socialista, e Helmut Kohl, cancelliere cristiano-democratico, si tengono per mano a Verdun, nel luogo simbolo di una delle più sanguinose battaglie della Prima Guerra Mondiale. Era l’Europa che si riconciliava con se stessa.

Il Trattato del Quirinale, firmato nel 2021 da Emmanuel Macron e Mario Draghi, con la presenza del presidente Mattarella, raccoglie quell’eredità. Nella foto ufficiale, si coglie la gioia autentica di Macron — da sempre vicino all’Italia — e la sobria soddisfazione di Draghi, uomo di Stato europeo oltre che italiano. Lo sguardo di Macron verso Draghi ricorda quasi quello dell’allievo verso il maestro.

Tutto questo, Giorgia Meloni non potrà mai comprenderlo. Ma, per fortuna, milioni di italiani sì.

G. M.