Scriviamo da almeno 55 anni della necessità di una pianificazione territoriale e di una programmazione economica. Personalmente, come cronista locale, ne ho fatto un richiamo costante — tra cronaca e commento. Il disegno di un’isola d’Ischia dove si coniugassero la difesa ambientale e lo sviluppo economico e sociale ha entusiasmato la nostra generazione sessantottina di “giornalisti politici”, diventando il minimo comune denominatore — o il terreno comune — tra chi era di destra e chi di sinistra.
Tutti concordavamo sul fatto che un'espansione economica così massiccia, avviata nel secondo dopoguerra grazie agli investimenti del Cav. Angelo Rizzoli e ai finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno, non potesse durare all’infinito, né proseguire senza un limite, un freno, un divieto.
Ma anche nell’ambientalismo — e forse soprattutto nell’ambientalismo — si è manifestata la differenza tra posizioni massimaliste e minimaliste. Io mi iscrivo tra i minimalisti, poiché ritengo che il capitalismo debba avere regole e limiti, ma non debba — né possa — essere abbattuto. Il territorio, fonte dello sviluppo, deve essere difeso, ma anche fruito: questa è un’isola di 60.000 abitanti, abitata da circa 60 secoli. È un’isola che partecipa alla civiltà del mondo, oltre il mare. I suoi abitanti, come i forestieri che vi sono arrivati ieri, hanno trovato il modo di produrre: ieri con l’agricoltura e la pesca, oggi con l’industria e il turismo.
Il piano dei sogni
Parliamo e scriviamo di un Piano Regolatore Generale da almeno 60 anni. Quando, negli anni Sessanta del Novecento, iniziò il grande boom turistico, nacque anche la sezione locale di "Italia Nostra" su iniziativa del prof. Edoardo Malagoli e del prof. Federico de Angelis. Da allora abbiamo assistito a una crescita edilizia senza un Piano Regolatore, con uno scempio del territorio.
La Biblioteca Antoniana dovrebbe essere attiva come fonte di ricerca storica, in collaborazione con il Centro Studi Isola d’Ischia (1944), così come l’Emeroteca Valentino, per la consultazione di una vasta quantità di pubblicazioni.
Ma oggi siamo a un bivio. Non possiamo piangere sul latte versato, né dedicarci a retrospettivi rimproveri a questo o quel politico. Abbiamo un’emergenza ambientale imposta prima dal terremoto del 21 agosto 2017, poi dall’alluvione del 26 novembre 2022. Non dimentichiamo che già nel 2009 una giovane vita fu distrutta da un’alluvione premonitrice. Oggi il nostro sistema economico è ferito, soprattutto a Casamicciola, che vive una crisi non solo economica, ma anche sociale, culturale e — dunque — politica, di portata incommensurabile.
Dalla padella alla brace: nessun piano a troppi piani
Oggi il nostro cammino è chiaro: serve una rigorosa difesa del territorio, unita a una coraggiosa tutela dell’economia, che mostra segnali di una decadenza estremamente preoccupante. Casamicciola è l’area più colpita, ma — per dirla con un proverbio — se Sparta piange, Atene non ride.
Abbiamo un Commissario straordinario di governo, l’On. Giovanni Legnini, che in oltre tre anni di gestione ha prodotto una mole enorme di provvedimenti, la cui attuazione richiederà almeno vent’anni.
Sono stati approvati almeno quattro piani urbanistici e di protezione:
un piano di ricostruzione per Casamicciola, Lacco Ameno e Forio;
un piano urbanistico per tutta l’isola;
un piano contro il dissesto idrogeologico;
un piano forestale.
La prima cosa che dovrebbe fare il Comune di Casamicciola — il più colpito dagli eventi catastrofici e dalla recessione economica e sociale — è stampare e diffondere una guida informativa presso ogni nucleo familiare. Un documento chiaro, che spieghi cosa accadrà e come sarà attuato nei prossimi dieci anni. Perché questa è la vera previsione di un Piano.
Prenderei esempio da Enzo Mazzella (1937–1990), che nel 1980 fece stampare in mille copie una guida al Piano Regolatore del Comune di Ischia. Con quel piano “adottato” dal Consiglio Comunale, realizzò interventi infrastrutturali pubblici (pinete, parcheggi, stadio, polifunzionale, palazzo dello sport, scuole e centri culturali), nonché l’edilizia pubblica e convenzionata.
È quell’esempio che i sei Comuni dell’isola dovrebbero oggi seguire.
Giuseppe Mazzella