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Un polo museale per l’isola d’Ischia: cultura, coesione e sviluppo da Villa Arbusto

Cultura
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di Giuseppe Mazzella – Il Continente, 3.8.2025

La presentazione in pompa magna del programma di valorizzazione del Museo Archeologico di Santa Restituta, a Lacco Ameno, e dell’intero contesto urbano che dalla piazza giunge fino a Villa Arbusto, rappresenta un evento di grande rilevanza per Lacco Ameno e per l’intera isola d’Ischia.

Il programma prevede un investimento di 11 milioni di euro, provenienti dai fondi statali per la ricostruzione post-sisma del 2017. Si potrebbe osservare, non senza fondamento, che tali interventi avrebbero dovuto prioritariamente essere destinati a Casamicciola, la cui identità urbana e civile è stata duramente colpita e che oggi resta ai margini dello sviluppo isolano.

Ma questa riflessione spetta al sindaco–podestà di Casamicciola e al Consiglio comunale, che – privo di opposizione – ha attuato come primo intervento post-terremoto e post-frana la cosiddetta “spianata senza moschee” in Piazza Marina, abbattendo l’ex Capricho de Calise: un edificio di almeno 500 metri cubi in pieno centro storico. Un luogo che avrebbe potuto diventare il primo centro culturale e civile della zona, magari con un Circolo Nautico a supporto della nascente economia turistica del mare e del porto, oggi gestito da una società mista a prevalente capitale privato. D'altronde, in cinquant’anni, quest’ultima si è dimostrata l’unica economia produttiva in grado di generare reddito e occupazione. Le aziende pubbliche, mascherate da soggetti di diritto privato, si sono rivelate troppo spesso carrozzoni, con sprechi di risorse e frequenti episodi di corruzione.

In un contesto dominato dalla competizione campanilistica, dove manca un minimo disegno di coesione economica, sociale e nei servizi al cittadino tra i sei Comuni dell’isola d’Ischia, non si può rimproverare a Lacco Ameno – Comune attivo e determinato nella ricerca di finanziamenti – la tenacia e la visione del suo sindaco e del competente assessore alla cultura. Anzi, questo fa loro onore. I benefici che ne trarranno la comunità, il sistema alberghiero e il tessuto commerciale di Lacco Ameno saranno utili anche all’economia turistica dell’intera isola.

Villa Arbusto: la grande opera pubblica unitaria

L’acquisizione al patrimonio pubblico del complesso di Villa Arbusto – la villa settecentesca dei Duchi di Atri e quella novecentesca del Cavaliere Angelo Rizzoli – rappresenta un esempio emblematico di coesione civile per l’isola d’Ischia. Fu un’iniziativa del professor Vincenzo Mennella, allora sindaco di Lacco Ameno, che già negli anni ’70 del Novecento sosteneva la necessità di una “cultura del Comune unico”: un’unione de facto delle sei comunità isolane, da tradurre poi in realtà de jure.

Dal 1978, e per oltre trent’anni, ho partecipato attivamente a quel progetto, che si fondava sulla Cultura. Il Comune unico doveva nascere da una consapevolezza collettiva, da una gestione unitaria capace di andare oltre i confini campanilistici, perché nulla è definitivo – soprattutto in quest’epoca di seconda globalizzazione.

Vi ho preso parte da responsabile dell’Ufficio Stampa della Provincia di Napoli e come cittadino attivo nella democrazia isolana, dal mio punto di osservazione a Casamicciola. Ancora oggi, sui social, il professor Nespoli – all’epoca giovane assessore provinciale di 36 anni – ricorda con orgoglio il contributo determinante della Provincia: ben 700 milioni di lire per l’acquisto della Villa Arbusto da Pinuccia Rizzoli Carraro, che aveva già venduto l’immobile a un imprenditore privato intenzionato a trasformarlo in un hotel.

Villa Arbusto, per me, resta il simbolo più alto dell’unità dell’isola. Che da Lacco Ameno parta un programma di polo museale isolano è cosa evidente e, direi, giusta – indipendentemente da come esso venga realizzato, nei tortuosi equilibri tra poteri pubblici ordinari e straordinari.

La gestione del polo museale

Un polo museale degno di questo nome necessita di una gestione unitaria e strutturata. Attualmente, tutte le strutture museali dell’isola ricadono sotto la responsabilità (e la spesa) dei singoli Comuni e della Diocesi. Questo rappresenta – e rappresenterà – il nodo cruciale.

Serve un ente di gestione con personale qualificato e un piano programmatico serio. Non è un’impresa facile. Ogni comunità deve valorizzare il proprio “museo diffuso”, come lo definiva il professor Paolucci, ovvero ogni emergenza storica, grande o piccola che sia.

A mio avviso, Casamicciola può diventare il centro per la riscoperta della Storia Contemporanea dell’isola, come tentai di avviare 23 anni fa con il Museo Civico nella villa comunale della Bellavista e con il centro culturale e scientifico dell’Osservatorio 1885.

Se davvero nascerà un polo museale, ogni località dell’isola potrà avere il suo museo diffuso: da Ischia Ponte al Monte Epomeo. Basta volerlo.